STAZIONE UNIVERSITÀ DELLA LINEA 1 METROPOLITANA





















































Per i giovani universitari e per tutti i viaggiatori del metrò, l’architetto anglo-egiziano ha immaginato degli spazi “che incarnassero i saperi e i linguaggi della nuova era digitale, che trasmettessero le idee di comunicazione simultanea, d’innovazione e di mobilità proprie dell’attuale Terza Rivoluzione Tecnologica”. Perciò, già percorrendo le scale di accesso, il visitatore si ritroverà circondato da una moltitudine di parole coniate negli ultimi cinquant’anni, stampate in rosa e in verde sui rivestimenti in ceramica, come “virtual”, “network”, “operativo”, “portatile”, “database”, “interfaccia”, “software”. 

L’ampio e luminoso atrio della stazione immette in una dimensione estetica “morbidamente” accogliente e allo stesso tempo spettacolare, per la profusione dei colori vivaci e delle immagini digitali che ricoprono tutti i piani orizzontali della pavimentazione, per le qualità sensuali dei materiali impiegati, come il levigatissimo Corian delle pareti o l’acciaio specchiante delle volte. 

Ma i contrasti cromatici sono utilizzati anche per favorire la circolazione dei viaggiatori: i due colori dominanti, “pink” (rosa fucsia) e “lime” (giallo-verde acido) indicano rispettivamente la direzione verso la banchina per Piscinola (attualmente Dante) e per Garibaldi (di futura apertura). 

Al di là dei tornelli e del Box agenti, nei due grandi pilastri cilindrici, (Conversational profile) grazie al particolare modellato dei volumi, sono riconoscibili da qualsiasi punto di vista dei volti di profilo, metafora del dialogo e della comunicazione tra gli esseri umani. 

Sulla parete di fondo si staglia un lungo light box (Ikon) nel quale sembra galleggiare una serie di figure dotate di tridimensionalità virtuale. Tra il light box e i pilastri neri, Synapsi, una sinuosa scultura in acciaio satinato, rimanda all’intelligenza umana e in particolare alle sinapsi del nostro cervello.